sito in difesa dell'aborto di primo trimestre come elemento irrinunciabile e sacrosanto della libertà e della salute piscofisica della persona di sesso femminile, in un periodo in cui, a causa del predominio dell'ideologia cattolica, unita ad istanze di politica demografica di tipo fascista e del ritorno di una concezione mistico-sentimentale dell'embrione e della riproduzione umana, difendere l'aborto è diventato politicamente scorretto e culturalmente sconveniente.

domenica 15 aprile 2007

IL RICONOSCIMENTO GIURIDICO DELLE UNIONI OMOSESSUALI forse SERVE PIU’ ALLA SOCIETA’ CHE AGLI OMOSESSUALI DIRETTAMENTE INTERESSATI perché comporterebbe la cessazione, almeno a livello giuridico, della concezione sessista del matrimonio e della genitorialità, fondata sulla tradizionale divisione dei ruoli fra uomo e donna(uomo lavoratore, donna fattrice e casalinga, a tempo pieno o parziale). Infatti, nei paesi in cui è stato introdotto il matrimonio omosessuale non si parla più di marito e di moglie, ma di coniuge, di socio, di partner, e, in quei paesi dove le coppie omosessuali possono adottare o riconoscere un figlio procreato artificialmente, non si parla più di padre e di madre, ma di genitore A e di genitore B, sancendo così, almeno a livello giuridico, che sposarsi non significa più per la donna mettersi a fare la soprintendente del ménage domestico e la nurse e per l’uomo il mantenitore e il capo della famiglia. Il matrimonio , una volta aperto agli omosessuali, diviene, anche istituzionalmente, un contratto di associazione tra due individui che decidono di condividere l’esistenza secondo i ruoli e le regole che essi stessi patteggeranno non sulla base del sesso biologico, bensì sulla base delle loro effettive capacità ed inclinazioni. In particolare,la cultura ufficiale dovrebbe prendere atto che in società dove lo stigma e le discriminazioni che un tempo colpivano la filiazione extra-matrimoniale sono scomparsi, la procreazione, di fatto, non costituisce più il fine essenziale del matrimonio(sebbene negli ambienti tradizionalisti ci si ostini a voler mantenere in vita questa antica concezione). Dunque aprire l’istituto matrimoniale agli omosessuali significherebbe per l’ordinamento giuridico riconoscere che il matrimonio, nella cultura delle società più avanzate, non è più il prolificio tradizionale, ma una partnership con finalità di assistenza reciproca, nella quale non ha più rilevanza essenziale né la funzione procreativa(perché oggi è socialmente e giuridicamente ammessa la procreazione fuori dal matrimonio), né che i soggetti siano di sesso diverso. Naturalmente, cessando la concezione sessista del matrimonio e della genitorialità, la stessa organizzazione della società sarebbe liberata dagli antichi pregiudizi sessisti che spesso impediscono,di fatto, soprattutto alle persone di sesso femminile, di progettare liberamente la propria esistenza e di scegliere le attività cui dedicarsi in base alle proprie reali inclinazioni e non per effetto di pressioni e di costrizioni provenienti dagli ambienti in cui si svolge la loro educazione e la loro esistenza. QUALCHE IPOTESI SUL FUTURO DEI RUOLI SESSUALI L’eliminazione delle disuguaglianze fondate sul sesso può condurre a due diversi modelli (a)ad una società unisex, fondata sulla uguaglianza dei generi, in cui i due sessi esistenti convergeranno in un unico genere, intermedio tra il maschile e il femminile, risultante dalla sintesi degli aspetti più positivi delle due identità di genere tradizionali: dei tratti dell’ identità maschile quelli che di più esprimono una cultura individualistica e libertaria, fondata sul valore dell’intelligenza e della creatività umana e della libera ricerca esistenziale e spirituale, dei tratti della identità femminile la leggerezza, la delicatezza, il senso dell’armonia, il culto della bellezza fisica e dell’eleganza nel vestire, l’amore per una vita pacifica, dedita all’edonismo, per un mondo il più possibile privo di aggressività. (b)ad un società senza identità di genere fisse, in cui maschi e femmine sperimenteranno, nel corso della vita, un’ampia gamma di ruoli, al di fuori degli schemi di comportamento tradizionalmente legati ai due sessi. In altre parole, una società in cui non vi saranno più restrizioni comportamentali e scelte obbligate, imposte dal sesso di appartenenza e in cui, pertanto, tutte le scelte possibili siano aperte e ugualmente accettabili per gli individui di entrambi i sessi.

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