sito in difesa dell'aborto di primo trimestre come elemento irrinunciabile e sacrosanto della libertà e della salute piscofisica della persona di sesso femminile, in un periodo in cui, a causa del predominio dell'ideologia cattolica, unita ad istanze di politica demografica di tipo fascista e del ritorno di una concezione mistico-sentimentale dell'embrione e della riproduzione umana, difendere l'aborto è diventato politicamente scorretto e culturalmente sconveniente.

domenica 22 aprile 2007

IL RISPETTO DELLE “GIUSTE DIFFERENZE” TRA GLI UOMINI E IL DIRITTO(NATURALE) DI ABORTIRE C’è un paragrafo del catechismo della Chiesa, con tutta probabilità pensato per sostenere l’organizzazione sessista della società, che tuttavia potrebbe essere usato per fondare il diritto di IVG nella stessa logica della teoria etica cattolica. Sostiene questo paragrafo(413)che “ci sono anche le differenze tra gli uomini, causate da diversi fattori, che rientrano nel piano di Dio”. Ora, una di queste differenze tra entità umane, fondata su fattori biologici e rientrante perciò nel “piano di Dio” potrebbe essere proprio quella esistente tra una cellula uovo fecondata, un embrione, un feto e un neonato. Certo, sono tutte entità geneticamente appartenenti al genere umano, ma hanno tra di loro delle differenze biologiche di natura anatomica e fisiologica assolutamente non trascurabili, differenze essenziali, perché ad es. lo zigote ancora non è neppure un organismo individuale, è puro genoma umano inespresso, in una struttura cellulare non diversificata. L’embrione invece è soltanto l’abbozzo di un organismo umano,ancora privo di animazione, mentre il feto è animato ma non è ancora capace di vita indipendente. Sono differenze caratterizzanti, non meno essenziali, dal punto di vista biologico, di quelle che intercorrono tra gli apparati genitali e l'assetto ormonale di maschio e femmina, anzi molto più essenziali, molto più incisive. Di queste differenze, che esistono in natura e che quindi, con tutta evidenza sono state volute da Dio, l’uomo, nel determinare il tipo di tutela giuridica che può ricevere il concepito, non può non tenere conto. La differenza tra un embrione e un neonato, in altre parole, è una di quelle differenze “naturali” tra uomini di cui si deve tenere conto perché rientrano nel piano di Dio. Ad un embrione non si possono attribuire gli stessi diritti che spettano ad un neonato, in particolare, non gli si può attribuire un diritto assoluto ed inviolabile alla vita, opponibile anche alla donna che non vuole proseguire nella gestazione, con sacrificio dell’interesse legittimo di quest’ultima a disporre autonomamente del proprio corpo e a conservare la propria integrità fisica, psichica e morale.

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