sito in difesa dell'aborto di primo trimestre come elemento irrinunciabile e sacrosanto della libertà e della salute piscofisica della persona di sesso femminile, in un periodo in cui, a causa del predominio dell'ideologia cattolica, unita ad istanze di politica demografica di tipo fascista e del ritorno di una concezione mistico-sentimentale dell'embrione e della riproduzione umana, difendere l'aborto è diventato politicamente scorretto e culturalmente sconveniente.

mercoledì 28 marzo 2007

FILOLAO E DIOCLE. UNA COPPIA DI FATTO OMOSESSUALE NELLA GRECIA ANTICA. Ne parla Aristotele, nel libro II della Politica, enumerando i più importanti legislatori della tradizione delle città stato greche: Anche Filolao corinzio fu legislatore dei Tebani. Apparteneva Filolao alla stirpe dei Bacchiadi ed era divenuto amante di Diocle, il vincitore dei giochi di Olimpia: quando poi Diocle abbandonò la sua città, abominando l’amore della madre Alcione, si trasferì a Tebe ,ove entrambi finirono la vita. Ancor oggi mostrano i loro sepolcri ben visibili l’uno dall’altro, ma l’uno guarda verso la terra corinzia, l’altro No. A quanto si racconta disposero essi stessi così le loro tombe. Diocle, per odio contro la passione materna, affinché la terra corinzia non si vedesse dal tumulo, Filolao invece affinché si vedesse. Per tale motivo, dunque, abitarono tra i Tebani e Filolao dette loro varie leggi(…). Aristotele, Politica II, 12, 1274 a-b Dunque il nobile Filolao, discendente dell’illustre famiglia dei Bacchiadi e il campione olimpico Diocle, entrambi di Corinto, non solo erano amanti, ma costituivano altresì una coppia stabile e convivente, come dimostra il fatto che quando Diocle fu costretto ad abbandonare Corinto perché perseguitato dalle vergognose pretese erotiche di sua madre, Filolao lo segui, in modo che i due abitarono a Tebe per tutto il resto della loro vita, facendosi anche seppellire vicini, l’uno di fronte all’altro. Aristotele riporta questa notizia biografica in maniera del tutto naturale, senza che si possa credere che per lui stesso o altri del suo tempo, l’unione e la convivenza stabile di due maschi potesse essere causa di scandalo, di meraviglia o di vergogna. Mentre, al contrario, l’amore erotico della madre viene rifiutato dal figlio Diocle in quanto lo ritiene vergognoso. Né il fatto di aver convissuto con un uomo in alcun modo sembra scalfire agli occhi di Aristotele la dignità della figura di Filolao, ricordato appunto tra i grandi legislatori della storia greca. Peraltro, la sua relazione omosessuale viene citata soltanto per giustificare come mai questo nobile originario di Corinto fosse finito a fare leggi per la città di Tebe e non perché Aristotele veda in questa vicenda biografica qualcosa di eccezionale, qualcosa che meriti di essere ricordato per la sua anomalia o per la sua stranezza. Da questo si può evincere che nella Grecia antica e anche nel periodo ellenistico le unioni stabili tra omosessuali maschi fossero tutt’altro che una rarità.

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