sito in difesa dell'aborto di primo trimestre come elemento irrinunciabile e sacrosanto della libertà e della salute piscofisica della persona di sesso femminile, in un periodo in cui, a causa del predominio dell'ideologia cattolica, unita ad istanze di politica demografica di tipo fascista e del ritorno di una concezione mistico-sentimentale dell'embrione e della riproduzione umana, difendere l'aborto è diventato politicamente scorretto e culturalmente sconveniente.

giovedì 24 maggio 2007

LE PENTITE DELL’ABORTO CHE MINACCIANO LA LIBERTA’ DI CHI SA COSA VUOLE E COSA SCEGLIERE. Non ha senso pentirsi dopo essersi sottoposte, per propria scelta ad una ivg, salvo il caso in cui dopo l'aborto sia sopravvenuta sterilità o menopausa, perché, in caso contrario, se non si può proprio fare a meno di una gravidanza, cosa o chi vieta alla pentita di farsi ingravidare di nuovo? Ogni embrione è umanamente e socialmente fungibile con qualsiasi altro, purché contenga materiale genetico della genitrice o della coppia. Dunque, il pentimento post-aborto, da un punto di vista laico, non ha alcuna giustificazione. Le donne che si pentono di essersi sottoposte ad IVG, le cui dichiarazioni sconsolate e sconsolanti costellano i siti delle associazioni di difesa della vita, più che accusare la legge 194 dovrebbero prendersela per il fatto per di non essere state capaci di esercitare la propria autonomia. Non è colpa della legge che permette l’IVG su richiesta, se una persona, pur desiderando un figlio, si fa convincere ad abortire da pressioni esterne(esercitate dai familiari, non certo dai medici e dagli operatori sanitari che si occupano di IVG). Ci sono donne che, nei paesi dove l’aborto è illegale, nonostante tutte le pressioni esterne affinché tengano il figlio, rischiano la vita per abortire e dunque per esercitare la propria libertà di scelta. Le donne che, invece, pur avendo piena libertà di scelta, non sono state in grado di difendere la propria volontà di fronte ai propri familiari o al proprio partner, non devono prendersela con le leggi permissive in materia di aborto, ma soltanto e unicamente con sé stesse. Sostenere il contrario significa voler suffragare l’immagine della donna come di una persona minorata, che non è capace di disporre consapevolmente della propria sfera riproduttiva. Se uno vuole qualcosa con tutto se stesso, difficilmente può essere convinto a rinunciare dalla pressioni di chi lo circonda. Una ragazza che vuole tenere un figlio contro la volontà dei genitori ha tutte le garanzie e le possibilità per farlo(anche perché è materialmente impossibile, a meno di non ricorrere alla violenza fisica, interrompere una gravidanza senza la disponibilità e il consenso dell’interessata). Che strano, minorenni e giovani donne che non seguono in niente le direttive e i consigli dei genitori(anche perché facendolo forse non si ritroverebbero incinte), a detta del MPV, si farebbero plagiare proprio quando si tratta di decidere se abortire o meno! Le libertà, per loro natura, sono davvero più facili da conquistare che da conservare.

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