sito in difesa dell'aborto di primo trimestre come elemento irrinunciabile e sacrosanto della libertà e della salute piscofisica della persona di sesso femminile, in un periodo in cui, a causa del predominio dell'ideologia cattolica, unita ad istanze di politica demografica di tipo fascista e del ritorno di una concezione mistico-sentimentale dell'embrione e della riproduzione umana, difendere l'aborto è diventato politicamente scorretto e culturalmente sconveniente.

giovedì 24 maggio 2007

IL NEOROMANTICISMO POLITICO E IL PERICOLO DELLO STATO ETICO /Chi insegna che non la ragione, ma l'amore sentimentale deve governare, apre la strada a coloro che governano con l'odio - Karl Popper /

Molti, nell’ambito di un clima culturale per così dire neo-romantico, accusano la visione razionalistica e realistica delle problematiche etiche e sociali, soprattutto di quelle legate alla sessualità e alla riproduzione(e quindi più in generale al tema del controllo individuale della sfera riproduttiva), di produrre una banalizzazione dei fenomeni in questione, di svuotarli di qualsiasi significato trascendente. Ma, in realtà, non è compito delle scienze sociali e politiche, né del diritto positivo vigente stabilire quale sovrappiù di significato sentimentale o religioso debbano avere, per chi li vive, determinati fenomeni ed esperienze umane. Il diritto si deve limitare a tutelare gli interessi oggettivi e concreti dei soggetti che convivono in una determinata realtà sociale organizzata, non è suo compito attribuire certi discutibili significati trascendenti a determinate esperienze della vita individuale, coartare in nome di un preteso e presunto “sentimento del popolo” scelte strettamente personali che riguardano in maniera esclusiva l’esistenza e il corpo dei singoli individui. In realtà compito dello stato(soprattutto dello stato liberale e dello stato di diritto)non è di affermare il “sentimento del popolo”(che nel migliore dei casi è il sentimento della maggioranza), a discapito dei contrastanti “sentimenti” degli individui e dei gruppi minoritari, ma di assicurare a tutti la possibilità di vivere e scegliere in maniera autonoma, nei limiti della propria sfera di competenza, senza subire le interferenze e le aggressioni animate tanto dagli interessi, quanto dai sentimenti e dalle concezioni etiche prevalenti in un determinato contesto sociale. Uno stato che non difenda l’autonomia individuale dalle sopraffazioni della morale comune o di quella che(corrispondendo all’interesse di determinati gruppi egemonici)tenta(spesso con espedienti disonesti e poco trasparenti, come l’oscuramento della voce dei dissidenti nei mezzi di comunicazione a larga diffusione)di imporsi come tale, non è né stato liberale, né stato di diritto e soltanto formalmente può conservare l’apparenza di uno stato democratico. Il diritto dunque non può proibire l’interruzione delle gravidanze invise allo stadio embrionale,in accoglimento di teorie metafisiche che considerano sacro e venerabile fin dal principio il processo di formazione di una nuova vita umana, disconoscendo che nei primi stadi di questo processo del futuro ed eventuale nuovo individuo umano esiste soltanto il materiale genetico in un abbozzo primitivo di organismo umano privo di qualsiasi funzionalità nonché totalmente inanimato, nel senso che questa espressione ha dal punto di vista medico-biologico, che è l’unico punto di vista che conta, quando si tratta di stabilire in che misura il diritto vigente possa incidere sulla salute della persona di sesso femminile e sulla sua facoltà di disporre del proprio corpo e della propria sfera riproduttiva.

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