sito in difesa dell'aborto di primo trimestre come elemento irrinunciabile e sacrosanto della libertà e della salute piscofisica della persona di sesso femminile, in un periodo in cui, a causa del predominio dell'ideologia cattolica, unita ad istanze di politica demografica di tipo fascista e del ritorno di una concezione mistico-sentimentale dell'embrione e della riproduzione umana, difendere l'aborto è diventato politicamente scorretto e culturalmente sconveniente.

martedì 20 marzo 2007

LA LAICITA’ SECONDO IL GRANDE ORIENTE D’ITALIA Estratto dalla allocuzione del Gran Maestro dell’Oriente d’Italia Gustavo Raffi, intitolata “Laicità è libertà”(2006) La nostra concezione della laicità si oppone apertamente ad ogni riesumazione dello Stato Etico, in qualsivoglia versione iper-razionalista, materialista o confessionale. In una società aperta, il contributo critico delle teologie, dei valori religiosi e comunitari, rappresenta senza dubbio una risorsa importante, giacché nessuno vuole cancellare la storia e la tradizione dei diversi paesi. Allo stesso tempo, però, la pretesa di uniformare e subordinare le leggi dello stato ad una visione teologale esclusiva costituisce un pericolo molto serio e alquanto evidente. La funzione della laicità moderna non è quella di scardinare le leggi o i sacramenti di questa o di quella fede, ma di stabilire, in modo equidistante, una serie di norme che salvaguardino la libertà indelebile dell’individuo dall’interferenza di altri poteri non pubblici e statali e al contempo miranti ad orientare secondo principi che non scaturiscono affatto dalla dialettica interna ad una società aperta, ma da una fonte esterna allo Stato stesso, la quale, invece, deterrebbe, nella sua infallibilità, un’ autorevolezza divina e quindi indiscutibile. Quanto accaduto nel campo della bioetica e soprattutto della fecondazione eterologa, con particolare riguardo per la discutibile determinazione dello statuto ontologico dell’embrione, ci sembra molto discutibile. La legislazione del paese si è trovata a doversi conformare a principi fondamentalmente di carattere teologico, senza che opzioni filosofico-religiose, etiche e giuridiche di altra natura ispirativa avessero un qualche ascolto; e ciò nonostante le circostanziate denunce di ampia parte della comunità scientifica, che ha sottolineato l’oscurantismo in cui veniva condannata tanto la nostra società sul piano dei diritti individuali, ma anche la stessa ricerca scientifica, che, di fatto, è stata imbrigliata ben al di là di quella serie di minima moralia che erano ampiamente condivisi tra le parti in causa. I diritti delle donne e dei nascituri sono stati così posposti ad una sacralizzazione a priori dell’embrione, mentre la negazione della fecondazione eterologa si è fondata su criteri moralistici, rispettabili, forse anche condivisibili da parte dei singoli, ma non per questo imponibili per legge a tutta la società civile. Riteniamo che vi siano temi sui quali la scelta degli individui, difficile, dolorosa, contraddittoria, debba trovare garanzie e non soluzioni dogmatiche di natura religiosa, valevoli per una fede, ma non per altre o per coloro che si ispirano ad altre opzioni di carattere etico-filosofico. Non si dica o pensi, in seguito a tali riflessioni, che la Massoneria non difenda la vita e non la tuteli. (…) Il problema è come e con quali strumenti un valore fondamentale come quello della vita e della felicità debba essere garantito e, soprattutto, con quali priorità. Ritorniamo allora sul tema del relativismo, che da più parti viene invocato come atto d’accusa nei confronti della laicità, della modernità e ovviamente della Massoneria, che di tale malsana dottrina sarebbe stata l’ispiratrice. (…) Ma l’accusa di relativismo cela molte ambiguità. Cosa è in realtà il relativismo di cui ci si accusa e si accusa la modernità? È in sostanza il non voler sottostare all’assolutismo di questa o di quella dottrina teologica, ossia, il tessuto connettivo o, se si vuole, il sale della democrazia moderna, della libertà di coscienza contro l’intolleranza e il fondamentalismo. Riconoscere che la storia e la scienza e quindi il cammino continuo della conoscenza, hanno offerto all’umanità nuove opportunità di benessere e di salute, scardinando visioni infondate e aprendo scenari nuovi, non ci sembra affatto una colpa. E se questo è un peccato, di esso sono cariche tutte le istituzioni religiose e le chiese , che di epoca in epoca, hanno cambiato il loro giudizio , la loro interpretazione teologica della natura, a seguito dell’ineludibile evidenza prodotta da scoperte scientifiche rivoluzionarie. (…) Penso a Karl Popper e a Karl Jaspers. Per diverse vie, entrambi hanno sottolineato che il relativismo (…)si identifica piuttosto con la pretesa di disporre di una conoscenza assoluta e indiscutibile, a cui subordinare, ed in cui coartare, ogni nuova acquisizione scientifica e storica. Relativisti sono, pertanto, coloro che ritengono, nel nome di una pretesa verità assoluta, di avere risposte a priori per ogni quesito e che non si sottopongono né al criterio scientifico di falsificabilità dei loro presupposti, né che si mettono in discussione di fronte alla sfida rappresentata da schemi concettuali differenti. In altre parole, il relativismo è l’atteggiamento di chi considera tutto il mondo in “relazione” ad un proprio convincimento dogmatico ed indiscutibile, subordinando al proprio sistema concettuale(ritenuto appunto indiscutibile) qualsiasi altro sistema di scientifico e filsofico. Il relativismo è , quindi, quel tipo di dogmatismo che considera esaurita la ricerca critica, che si ritiene superiore ad ogni verifica scientifica, storica o filosofica(…)Nella sua cornice, nel suo hortus conclusus, il relativista, ossia il dogmatico, si ritiene perfetto, o perlomeno assume il proprio punto di vista come tale. Può solo porsi dinanzi agli altri in termini di superiorità spirituale e concettuale, può solo illuminare coloro che ancora dimorano nelle tenebre, ma non può essere illuminato dagli altri.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Keep up the good work.