sito in difesa dell'aborto di primo trimestre come elemento irrinunciabile e sacrosanto della libertà e della salute piscofisica della persona di sesso femminile, in un periodo in cui, a causa del predominio dell'ideologia cattolica, unita ad istanze di politica demografica di tipo fascista e del ritorno di una concezione mistico-sentimentale dell'embrione e della riproduzione umana, difendere l'aborto è diventato politicamente scorretto e culturalmente sconveniente.

mercoledì 6 giugno 2007

LA TUTELA DELLA VITA E LA DERIVA AUTORITARIA

Una volta che si stabilisca che la tutela della vita, intesa come valore oggettivo assoluto, è il centro della bio-etica e si accetta dunque che l’autonomia individuale può essere limitata in funzione della tutela di questo valore, si apre la strada a qualsiasi forma di coercizione personale che possa, in qualunque modo, essere giustificata in nome di questa suprema esigenza etica. Sarebbe la fine di ogni concreta libertà individuale. La tutela della vita come valore oggettivo,da prima ancora che un individuo esista, e, paradossalmente, opponibile allo stesso individuo vivente, rischia davvero di trasformarsi nel peggiore degli strumenti di oppressione mai escogitati dalle culture totalitarie di tutti i tempi. Per esempio, se una società può ammettere che una persona possa subire la violenza di una gestazione e di un parto coattivi, perché non dovrebbe poter ammettere anche altre forme di violenza e di coercizione contro le persone di sesso femminile? Infatti tutte le forme tradizionali di coercizione nei confronti delle persone di sesso femminile sono, in ultima analisi, giustificabili in nome del principio supremo di tutela della continuità della vita e della specie umana e difficilmente possono risultare più odiose del dover subire la presenza di un essere indesiderato nel proprio corpo. La stessa omosessualità e tutti i comportamenti sessuali cd devianti potrebbero essere repressi in quanto offensivi per la vita intesa come valore oggettivo. Se poi uno può essere costretto alla ventilazione artificiale da malato terminale, a maggior ragione, quando vi sia possibilità di recuperare la sua salute dovrebbe poter essere sottoposto ,anche contro la sua volontà, a qualunque tipo di terapia o di trattamento o di regime sanitario restrittivo. Non è infatti pensabile che si obblighi a vivere un malato terminale e poi si lasci libero di non curarsi un malato recuperabile, che magari si trasforma in malato terminale proprio perché non si è sottoposto tempestivamente alle terapie che avrebbero potuto guarirlo. Ragionando in questo modo, l’individuo rischia di essere espropriato di qualsiasi potere di decisione nelle questioni che riguardano la salute e la disponibilità del proprio corpo. Se la vita,la salute e l’integrità fisica da interessi dell’individuo diventano valori oggettivi e assoluti, è chiaro che in nome di questi valori si potrà giustificare ogni forma di ingerenza del potere pubblico nelle scelte e nei comportamenti individuali, saranno i pubblici poteri a dirci cosa dobbiamo bere e mangiare, quali sostanze possiamo assumere, che stile di vita dobbiamo seguire, magari anche come dobbiamo vestirci(dimostrando che alcuni capi di vestiario o i tatuaggi sono pericolosi per la vita) e che ruolo assumere nella vita di relazione. Insomma, una volta che si metta in discussione il valore fondante dell’autonomia individuale nelle scelte etiche strettamente personali, viene meno l’unico limite che può difendere la vita concreta degli individui dalle violenze, dai soprusi e dalle ingerenze moleste sia degli altri consociati che dei poteri costituiti.

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