sito in difesa dell'aborto di primo trimestre come elemento irrinunciabile e sacrosanto della libertà e della salute piscofisica della persona di sesso femminile, in un periodo in cui, a causa del predominio dell'ideologia cattolica, unita ad istanze di politica demografica di tipo fascista e del ritorno di una concezione mistico-sentimentale dell'embrione e della riproduzione umana, difendere l'aborto è diventato politicamente scorretto e culturalmente sconveniente.

lunedì 21 maggio 2007

LA MANCATA ACCETTAZIONE DEL SESSO AVULSO DALLA PROCREAZIONE E I PREGIUDIZI SULLA IVG La riprovazione che ancora oggi, anche fuori dagli ambienti religiosi, circonda, in ambito popolare, la pratica della IVG su richiesta dimostra che una parte della coscienza collettiva,nonostante la permissività dei costumi, non riesce ancora ad accettare pienamente l’attività sessuale praticata esclusivamente per fini edonistico-affettivi. Spesso, le ragazze che scelgono di interrompere una gravidanza indesiderata vengono rimproverate con frasi del tipo “prima ti sei divertita e adesso cosa vuoi!”. Come se il “divertimento” sessuale fine se stesso fosse un peccato, qualcosa che deve essere espiato portando a termine una gestazione invisa e assumendo magari contro la propria volontà il ruolo di genitore. Oppure si fa appello al concetto di “responsabilità”: hai deciso di fare sesso e quindi devi accettare come conseguenza l’eventualità del concepimento. Di nuovo,dunque, il concepimento come una sorta di prezzo(almeno eventuale)che una persona che vuole “divertirsi” con il sesso deve pagare. Come dire il sesso senza intenzione procreativa è un furto, la procreazione coattiva è la pena. Spesso, poi si accusa la persona di non aver utilizzato precauzioni contraccettive, dimenticando che nessun mezzo contraccettivo è efficace al 100%, a partire dal condom sul quale invece la propaganda politico-sociale, anche quella più progressista, ha puntato tutto,per via della sua funzione di profilattica nei confronti del contagio della SIDA e delle altre malattie infettive a trasmissione sessuale. In realtà, il condom, come mezzo contraccettivo, ha un indice di fallimento (tra 7e il 14%) piuttosto elevato, soprattutto per le persone che praticano il sesso con l’intenzione di escludere in maniera assoluta l’evento procreazione. Non a caso, una buona percentuale di IVG richieste da donne italiane, tra i 25 e i 35 anni, sono determinate dal fallimento del condom utilizzato come unica protezione contraccettiva. In realtà, il condom offre il massimo di successo contraccettivo(e di profilassi) nei rapporti occasionali, ma utilizzato nell’ambito di rapporti abituali, soprattutto se in regime di coabitazione continuativa, la sua efficacia diminuisce in proporzione alla frequenza e all’indice di consecutività dei rapporti e alla tendenza dei partner ad effusioni imprevedibili. La pillola contraccettiva la cui efficacia,teoricamente, è prossima al 100% non è ben tollerata da una notevole percentuale di donne. E con questo finiscono i mezzi contraccettivi normalmente utilizzabili in Italia. Il fatto è che le gravidanze indesiderate per mancato uso di qualsiasi mezzo contraccettivo si verificano prevalentemente nella fascia di età compresa tra i 15 e i 25 anni, presumibilmente a causa dell’inesperienza e dell’imprudenza legate alla giovane età. Ma alla IVG non ricorrono soltanto minorenni e giovani donne, ma anche donne di età compresa tra i 35 e i 45 anni, questo può significare solo due cose primo, che c’è qualcosa che non funziona nell’accesso alle tecniche di contraccezione(in effetti in Italia non è possibile la sterilizzazione volontaria su richiesta, molti ginecologi rifiutano l’inserimento dello IUD nelle nullipare, in certi contesti è difficile perfino ottenere la prescrizione del Norlevo o del Levonelle), secondo, che la possibilità di interrompere la gravidanza è comunque indispensabile, come mezzo residuale per evitare la procreazione indesiderata, nel caso di fallimento dei mezzi contraccettivi. In altre parole, nel corso dell’intera vita sessuale di una persona, almeno una volta, è probabile che si verifichi la lacerazione del condom o il malassorbimento della pillola estro-progestinica ed è giusto, in un paese civile e progredito, che per quella volta in cui si verifichi questo incidente, la persona che non intende procreare, nel caso in cui si verifichi una gravidanza, abbia la possibilità di interromperla. È inaccettabile che, con i mezzi tecnici esistenti e in una società che si dice rispettosa della persona e delle libertà individuali, si possa nascere, contro la volontà dei propri genitori(magari per essere dati in adozione), a causa di un preservativo lacerato o di un episodio di dissenteria che ha impedito l’assorbimento di una o più compresse di contraccettivo ormonale. La nostra società, nonostante la permissività dei costumi e la pornografia imperante, è ben lontana dall’attuazione del principio di una completa libertà sessuale(che peraltro comprende anche la libertà di scegliere di astenersi dall’attività sessuale per motivi non religiosi). La realtà è che non si accetta fino in fondo l’idea che le persone possano e abbiano il diritto di fare sesso per scopo esclusivamente ludico o affettivo(ossia semplicemente per cercare conforto nell’altro)e quindi di escludere in maniera assoluta l’eventualità della procreazione e della costituzione di una famiglia. La realtà è che nella nostra società il sesso libero, almeno a livello di cultura ufficiale, viene accettato soltanto come una sorta di preludio che porta due persone a conoscersi in vista di un esito prima o poi procreativo e familistico, il quale magari arriva attraverso la gravidanza imprevista. Tutti i pregiudizi che circondano la IVG arrivano proprio a questo punto: la nostra società non vuole permettere agli individui che non desiderano procreare di escludere al 100% la procreazione dai possibili esiti della loro attività sessuale. Con questa assurda conseguenza: che uno cerca conforto dalle sue angosce esistenziali tra le braccia di un altro e rischia di trovarsi in una disgrazia ancora più grave, che in fondo non è neppure la gravidanza in sé, ma è rappresentata difficoltà burocratiche e le sofferenze psicologiche e morali che bisogna affrontare per interromperla. Quando, al contrario, abortire, nel primo bimestre, dovrebbe essere naturale, come mestruare, come farsi estrarre un dente cariato. Certo uno cerca di prevenire la carie, perché non è piacevole, però se nonostante tutti gli sforzi di prevenzione si verifica, sarebbe ragionevole punire la persona affetta da questo male proibendole di farsi estrarre il dente malato? Ad alcuni questo accostamento tra aborto ed estrazione di un dente cariato potrà sembrare orribile o fuori luogo. Sì, in effetti, l’aborto è più simile all’intervento di asportazione di una massa tumorale . La blastocisti, infatti, la cellula uovo fecondata nell’ultimo stadio della sua divisione ha un comportamento simile a quello delle cellule neoplastiche: il trofoblasto(che è la sua parte più esterna, quella responsabile dell’impianto, peraltro, l’unica attiva prima dell’impianto, mentre il nucleo embrionario è inerte)cresce a rapidità vertiginosa, invade il tessuto endometriale e si diffonde in esso riuscendo, in qualche modo, a disattivare il sistema immunitario della donna. Peraltro, in circa lo 0.1% dei casi , il trofoblasto continua a svilupparsi, mentre i tessuti della placenta e del nodo embrionario non si attivano, con la conseguenza che si sviluppa un vero e proprio cancro chiamato neoplasia trofoblastica della gestazione, che in circa il 20% dei casi può dare luogo alla formazione di metastasi, invadendo altri tessuti con risultati potenzialmente fatali. Dunque per essere più aderenti alla realtà, dovremmo dire che interrompere una gestazione nel primo bimestre più o meno è come asportare una massa tumorale. La IVG,nel primo trimestre, dovrebbe essere un intervento normale, che un medico eroga alla paziente come qualsiasi altra prestazione sanitaria. Perché nessuno può ragionevolmente avere la pretesa che l’embrione che si è formato nel corpo di un’altra persona diventi un uomo. Non ha senso intromettersi in questo modo in una vicenda che riguarda soltanto il corpo e l’esistenza di un’altra persona. Durante il primo trimestre di gestazione non c’è nessuna persona innocente da salvare se non la persona di sesso femminile che è incorsa nella gravidanza contro ogni sua volontà e che non è disposta a prestare la corvèe procreativa in favore di una coppia sterile cattolica che desidera un figlio da adottare. La realtà è che è necessaria una rivoluzione culturale nel modo di giudicare e considerare l’interruzione volontaria di gravidanza allo stadio embrionale. Non è possibile che gran parte del mondo scientifico e medico, talora anche tra i non aderenti alla confessione cattolica, si faccia condizionare dai pregiudizi di una mitologia religiosa che tende a personificare il concepito fin dal primo istante per via del suo culto per l’utero sacro di Maria di Nazareth che avrebbe permesso niente di meno che a Dio di farsi uomo in carne ed ossa e di uscire nel mondo dalla vagina di una donna.

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