sito in difesa dell'aborto di primo trimestre come elemento irrinunciabile e sacrosanto della libertà e della salute piscofisica della persona di sesso femminile, in un periodo in cui, a causa del predominio dell'ideologia cattolica, unita ad istanze di politica demografica di tipo fascista e del ritorno di una concezione mistico-sentimentale dell'embrione e della riproduzione umana, difendere l'aborto è diventato politicamente scorretto e culturalmente sconveniente.

martedì 20 febbraio 2007

CHILDFREE ? IN ITALIA è ANCORA TABù. Childfree(CF) è il termine con cui,nei paesi di lingua inglese,si definiscono le persone che non desiderano e non progettano di avere figli, insomma, coloro che escludono in maniera assoluta la procreazione dalla propria vita, non sentendo il bisogno di vivere questa esperienza. La parola è nata in antitesi con childless,il termine con cui tradizionalmente si indicano le persone prive di figli e che suggerisce,con quel suffiso -less, l’idea di una mancanza, mentre le persone che ,per scelta, non hanno voluto e non vogliono procreare dei figli non sentono alcuna mancanza, ovvero alcun bisogno. In Inghilterra e negli Stati Uniti esistono diverse associazioni e movimenti che difendono la cultura childfree e i diritti delle persone che intendono escludere in maniera assoluta la procreazione dalla propria esistenza(Nokidding : www.nokidding.net /Kidding Aside- The British Childfree Association: www.kiddingaside.net /www.ChildfreeByChoice.com / www.Childfree.net ). A questo punto già vedo la necessità di due premesse. Sostenere la cultura childfree non significa voler convincere le persone che invece i figli li desiderano a non procreare, perché la cultura childfree si fonda proprio su questo assunto e cioè che la procreazione deve essere una libera scelta fondata sugli interessi e le inclinazioni individuali. In qualsiasi società ci saranno sempre persone che amano prendersi cura dei bambini, che gradiscono la loro compagnia, che trovano appagante il ruolo di genitore ed è quindi giusto che siano queste persone a perpetuare la specie umana e non coloro che invece per carattere, per interessi, per stile di vita, per inclinazioni personali non hanno la disponibilità né psicologica, né materiale ad assumere il ruolo di genitore. Accade spesso infatti che persone che non hanno alcun interesse né desiderio verso la procreazione vi siano indotte da stereotipi culturali ancora diffusi come quello che la nascita di un bambino costituirebbe il coronamento, la massima realizzazione di un rapporto d’amore tra due persone, come quello ancora più insidioso che la maternità è la priorità esistenziale di qualsiasi persona di sesso femminile, quando non anche l’essenza stessa della persona di sesso femminile, sicché la donna - senza l’accessorio del figlio -è una figura incompleta, vuota, priva di senso e inutile. Ancora diffusa è anche l’idea che mettere al mondo un figlio risolva i problemi esistenziali o possa dare un significato e un freno ad una vita disordinata. In particolare quest’ultima concezione è forse responsabile dei danni che tanti figli hanno subito da genitori mentalmente instabili, depressi, caratterialmente deviati che hanno pensato di risolvere i propri problemi regolarizzando la propria esistenza attraverso l’opzione familistica e procreativa. Spesso gli individui che decidono di non avere figli vengono accusati di egoismo quasi che da loro soli dipendesse la continuità della specie umana. Le società complesse, non afflitte in maniera stringente dal problema della consistenza numerica,come potevano essere le piccole tribù delle società arcaiche, possono permettersi che una certa percentuale dei loro membri si sottragga alla funzione riproduttiva, come testimonia anche l’istituzione cristiana del monachesimo e del celibato sacerdotale. È ovvio che la scelta di escludere totalmente la procreazione dalla propria vita resterà sempre una scelta tendenzialmente minoritaria, visto che comunque la maggior parte delle persone ha una buona disposizione verso gli infanti e presumibilmente si limita a differire il momento della procreazione o a limitare il numero dei figli. E tuttavia per quanto si tratti di una scelta minoritaria, anzi proprio perché si tratta di una scelta minoritaria, le persone che l’hanno fatta hanno diritto ad essere rispettate in quanto tali dalla società(senza che si tenti di negare la rilevanza della loro volontà di non procreare,assimilandola ad un capriccio passeggero) e soprattutto devono poter usufruire della possibilità di difendersi fisicamente dalla procreazione indesiderata attraverso la sterilizzazione volontaria(legatura delle tube o loro occlusione con il metodo Essure nella femmina e vasectomia nel maschio) che per queste persone è la forma di contraccezione più idonea, in quanto assicura il massimo del successo con la totale assenza di effetti avversi. Infatti, per una persona che desidera escludere la procreazione dalla propria vita la non reversibilità del mezzo contraccettivo non è uno svantaggio, ma al contrario è qualcosa di desiderato. Ma il problema è che,soprattutto in Italia, anche il solo dichiararsi childfree è un tabù, i rotocalchi sono pieni di bellissime “dive” ultratrentacinquenni, che con tutta evidenza hanno escluso la procreazione dalla propria vita, ma che continuano a sentirsi in dovere(ovviamente per non perdere in popolarità)di dire che desiderano un figlio e di volerlo fare non appena arriverà il momento opportuno! Ma in Italia gli interessi delle persone che non intendono procreare, non che dal punto di vista culturale e sociale, sono misconosciuti anche dal punto di vista giuridico. Non esiste infatti, attualmente, una legge che disciplini la materia dell’accesso alle procedure di sterilizzazione su richiesta. Tra molti ginecologi è diffusa l’opinione(peraltro erronea)che gli interventi di legatura delle tube costituiscano un reato o comunque una procedura al limite della legalità. Il fatto è che in Italia non esistono leggi che impediscono la sterilizzazione, ma neppure leggi che la approvino espressamente e che riconoscano ai soggetti maggiorenni e in pieno possesso delle proprie facoltà mentali il diritto di accedervi. La situazione normativa attuale è molto complessa. Da, un lato, con l’abrogazione del capo del codice penale relativo ai delitti contro l’integrità della stirpe(disposta dalla legge 194/1978) è venuta a mancare la figura del delitto di procurata impotenza alla procreazione(introdotto dal legislatore del 1930 come espressione del procreazionismo autoritario proprio della dottrina politica fascista),dall’altro, però, una corrente giurisprudenziale riferendosi all’art. 5cc(che sancisce l’invalidità dell’eventuale consenso prestato dal soggetto pur maggiorenne e capace per il compimento di atti di disposizione del proprio corpo che cagionino una diminuzione permanente della integrità fisica)e agli artt. 582-583cp(che sanzionano le procurate lesioni personali, anche senza querela dell’offeso nel caso di lesioni gravissime) ha tentato di criminalizzare per questa via gli interventi di vasectomia e di legatura delle tube, considerandoli insomma come atti di lesione personale gravissima, pur in presenza del consenso della persona. Tuttavia nel 1987 una sentenza della Corte di Cassazione(numero 7425)ha sancito l’erroneità di questa interpretazione affermando che il fatto di legare le tube o di eseguire una vasectomia su persona consenziente e capace non costituisce reato, perché la sterilizzazione non può essere considerata una lesione se effettuata su una persona consenziente che non desidera procreare, in quanto in questo caso la sterilizzazione, al contrario, porta alla persona il vantaggio di poter vivere più serenamente la propria sessualità. Tuttavia una sentenza della Corte di Cassazione non è sufficiente a cambiare le cose, perché un giudice può decidere di tenerne conto nell’emanazione della sua sentenza, ma non vi è obbligato, per cui i medici continuano a rischiare, sia pure in maniera molto teorica, di essere incriminati per lesioni personali, per cui è naturale che la maggior parte degli ospedali e dei ginecologi preferisca non eseguire questo tipo di interventi, se non altro per mettersi al riparo da eventuali azioni legali. Ed è parimenti ovvio che questa situazione di ambiguità va a tutto vantaggio dei gruppi soprattutto cattolici che si oppongono al controllo delle nascite, i quali, in base al magistero della Chiesa, considerano la sterilizzazione(anche quella volontaria su persona che non desidera procreare)come fatto che intacca la dignità e l‘inviolabilità della persona umana(già, come se la procreazione coattiva, dovuta al divieto legale di ricorrere alla sterilizzazione, non fosse una grave lesione della integrità e dignità della persona umana!). Sarebbe dunque ora che il parlamento italiano legiferasse in questa materia, diversi progetti legge sono stati già presentati nelle precedenti legislature, ma non sono stati presi in considerazione. Comprendo che la cultura catto-fascista che ancora predomina in Italia in tutte le questioni che riguardano la procreazione e la facoltà dell’individuo di disporre del proprio corpo e della propria esistenza renderà molto difficile qualsiasi iniziativa in tal senso e tuttavia non si può ignorare che la scelta di non procreare rientra tra le libertà fondamentali della persona umana che costituiscono il valore supremo su cui si fonda la costituzione italiana. Non è quindi ammissibile che il diritto alla sicurezza fisica, alla salute, alla serenità psichica delle persone che non desiderano in assoluto procreare continui ad essere vilipeso, irriso e calpestato come oggi avviene.

Nessun commento: